L’Unione Europea ha tracciato una strada decisa: entro il 2050, ogni edificio nell’UE dovrà essere un protagonista nella lotta contro le emissioni di gas serra, puntando al traguardo di zero emissioni. Ma una sfida così ambiziosa richiede un cambiamento epocale, considerando che 3/4 degli edifici attualmente in piedi sono inefficienti dal pdv energetico e nocivi per l’ambiente.

È in questo contesto che si inserisce la cosiddetta “direttiva case green“, facente parte del pacchetto “Fit for 55”, che chiede agli stati membri di alzare la posta in gioco in termini di efficienza energetica degli edifici abitativi e non degli stati membri.

I numeri parlano chiaro: entro il 2030, gli edifici residenziali e non residenziali dovranno tagliare il proprio consumo energetico medio del 16%. Questo obiettivo si intensificherà ulteriormente entro il 2035, con una riduzione attesa tra il 20% e il 22% per i residenziali e addirittura del 26% per quelli non residenziali. Le nuove costruzioni dovranno rispondere agli standard più alti: dal 2028, tutti gli edifici pubblici dovranno emettere zero gas serra, mentre per le residenze private di nuova costruzione sarà dal 2030.

Ma cosa significa tutto ciò per i proprietari di casa? La direttiva non impone direttamente alcun obbligo a loro, ma lascia la palla ai governi nazionali, che dovranno elaborare strategie per raggiungere gli obiettivi. Certo è che il cambiamento sarà inevitabile e coinvolgerà una vasta gamma di interventi di ristrutturazione e riqualificazione degli edifici, che potrebbero avere un impatto significativo sui portafogli delle famiglie. Dalla sostituzione di vecchie caldaie con pompe di calore all’installazione di finestre più efficienti, dai nuovi isolamenti termici ai pannelli solari sul tetto, la trasformazione sarà palpabile.

Ma non tutti gli edifici saranno coinvolti: la direttiva esclude categorie come gli edifici storici, quelli adibiti all’agricoltura o al culto, così come quelli con un valore architettonico particolarmente elevato. Tuttavia, in un paese come l’Italia, dove il patrimonio edilizio è in gran parte datato, ciò significa comunque un’enorme operazione di ristrutturazione. Con circa 12,5 milioni di edifici residenziali da adeguare, l’Italia si trova di fronte a una sfida titanica.

Ma c’è anche un lato positivo: secondo un recente rapporto promosso da diverse istituzioni, un miglioramento di due classi energetiche può portare a una riduzione del 40% delle bollette energetiche delle famiglie italiane. Non solo: le case ristrutturate tendono ad avere un valore di mercato fino al 44,3% superiore rispetto a quelle non ristrutturate. Quindi, mentre la strada verso l’efficienza energetica potrebbe essere costosa, potrebbe anche portare a un aumento del valore degli immobili e a un notevole risparmio sulle bollette.